Gianfranco Nicolato | Vimodrome | Italia | 1938-2021
Nasce nel 1938 a Vimodrone (MI), dove risiede e opera. Dal 1957 frequenta l’accademia di Brera. Dopo il periodo figurativo, inizia una serie di ricerche che spaziano dall’informale all’action painting americana. Nel 1963 viene segnalato da G. Kaisserlian al premio S. Fedele di Milano con l’opera materica “estate 1963”. Verso la fine degli anni sessanta, la sua evoluzione artistica volge verso l’individuazione di un pressante bisogno di ordine formale e cromatico, punto cardinale, che rimarrà sempre presente nel suo futuro operare, conducendolo all’astrazione geometrica. Questa sarà raggiunta nella sua totale completezza nel corso degli anni ottanta,durante i quali arriva al neoastrattismo geometrico, caratterizzato dalla presenza contemporanea di tre valori basilari: “forma, colore, spazio”. Nel 1990, accantonato il contenitore classico ortogonale e bidimensionale, il suo lavoro si proietta nello spazio libero, introducendo ritmi ulteriori nella tridimensionalità e sollecita ad ossevazioni coordinate e frazionate nel tempo. Le sue forme poligonali diventano contenitori strutturali del colore e sotto la spinta di questo, elabora le strutture spaziali cromatiche e le cromostrutture Madi. Dal 1992 partecipa alle iniziative di Arte Struktura mostre itineranti e pubblicazioni tra cui: “costruttivismo, concretismo, cinevisualismo + nuova visualità internazionale” con saggi critici di Giulio Carlo Argan, Getullio Alviani, Germano Beringheli, Fernando Fournier, Manfredo Massironi, Alberto Veca e “l’arte costruisce l’Europa”, testo di Giorgio Segato. Dal 1994, fa parte del “Movimento Madi Italia”. Contemporaneamente il suo nomadismo artistico individua nel movimento la nuova componente delle strutture, inteso non solo come espansione magmatica, ma come possibilità aperta di costruzione, conquista e disegno dello spazio, sia interno “psichico”, sia esterno “ambientale, esistenziale, cosmico”, escludendo a priori la presenza di movimentazioni ripetitive e standardizzate. Risultato di questa nuova entità sono ulteriori opere definite ”varianti pensili ’96”, “soggettività attiva ‘98”, in cui le forme sagomate possono variare in infinite soluzioni spaziali e cromatiche, eliminando in questo modo la staticità dell’opera e introducendo il fruitore in una partecioazione attiva, escludendolo a priori da una classica osservazione. Con la stessa tecnica sviluppa le “contaminazioni tra pittura e scultura” in cui viene raggiunta una totale visualità cromatica, attraverso una ben percepibile maggiorazione spessorale dell’opera.